Liturgia

Dai riti della Settimana Santa alla vita nuova in Cristo

Chi non è mai stato “catturato” dalla suggestività dei riti della Settimana Santa? Celebrazioni, processioni, colori, suoni, odori, tradizioni. Ma è tutto racchiuso qui il mistero della Pasqua cristiana?
La risurrezione di Cristo è l’evento centrale su cui si fondano la fede, la speranza e la carità: vita e missione della Chiesa. Per l’Epifania si proclama che «Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto che culminerà nella domenica di Pasqua». La data cambia ogni anno, stabilita in base a un antico metodo risalente al Concilio di Nicea (325 d.C.) e a tre elementi: il calendario lunare, l’equinozio di primavera (21 marzo) e la domenica (giorno della Risurrezione). La Pasqua cadrà la prima domenica dopo la prima luna piena seguente l’equinozio di primavera. Ad esempio, nel 2021 la prima luna piena che segue l’equinozio di primavera è il 28 marzo. Pertanto si sceglie la prima domenica successiva che, in questo caso, è il 04 aprile.
La Domenica della Palme apre la Settimana Santa. Tenendo in mano rami di palma (simboleggiano la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte) e di ulivo, imitando i pueri hebraeorum, celebriamo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La proclamazione della Passione ci fa rivivere il mistero centrale della salvezza.
La Messa in Coena Domini, il giovedì sera, apre il Sacro Triduo. La chiesa è vestita a festa, al Gloria suonano per l’ultima volta le campane. Gli strumenti musicali, fatti impercettibili, sostengono solamente il canto. Celebriamo l’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio ministeriale e del comandamento dell’amore (rievocato dalla lavanda dei piedi). Al termine prolunghiamo la preghiera adorando il Pane eucaristico riposto nel tabernacolo. Gli altari vengono spogliati.
Il venerdì è dedicato alla contemplazione della morte in croce di Gesù. È giorno di silenzio, astinenza e digiuno. In chiesa troviamo l’altare spoglio. I sacerdoti, indicando il martirio di Cristo, vestono gli abiti liturgici rossi. La celebrazione della Passione, composta da Liturgia della Parola, Adorazione della Croce e Comunione, inizia e finisce in silenzio.
Il sabato notte la Veglia si apre col divampare del fuoco nuovo da cui accendiamo il cero pasquale (simbolo del Risorto), le nostre candele (che richiamano il Battesimo) e l’incenso. Il Fuoco dello Spirito Santo, Dono del Padre e del Figlio glorificato, vivifica e accende tutti di dinamico Amore. Si canta l’Exultet, stupendo inno che invita a lodare il Padre per le meraviglie operate con la Pasqua del Figlio, dove il peccato è detto «felice colpa che meritò di avere un così grande Redentore».

Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge dal sepolcro e dona la Vita divina. Illuminati dalla sua luce radiosa, ci immergiamo nel mistero di questa notte ascoltando le Letture tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Ri-percorrendo la Storia della Salvezza gioiamo e cantiamo i salmi e l’Alleluia. Dopo il Vangelo della Risurrezione segue la Liturgia Battesimale. Prendiamo coscienza della nostra altissima dignità: rinati a Vita nuova dall’acqua e dallo Spirito per mezzo del Figlio. Rinnoviamo le promesse battesimali, rinunziando a ogni male per vivere nella fede e nella libertà dei figli di Dio. Siamo aspersi con l’acqua benedetta in ricordo del Battesimo, prima pasqua del cristiano. Segue la Liturgia Eucaristica e la Comunione. Mangiando l’unico pane diventiamo l’unico Corpo di Cristo.
Il Triduo culmina con la Messa del giorno di Pasqua che esprime tutta l’esplosione della gioia della Chiesa per la vittoria del suo Sposo. Campane a festa, tripudio di fiori, canti, sono tutti codici espressivi dell’esultanza della Chiesa perché la Vita vince la morte, la Luce sconfigge le tenebre, l’Amore ha l’ultima parola, sempre.
Attraverso i riti liturgici lo Spirito vivificante trasfigura la nostra vita e la conforma al Risorto, rendendola così totalmente nuova, permeata e modellata dall’Amore. I riti realizzano in noi gli effetti degli eventi che celebriamo, rendendoci effettivamente partecipi della Vita divina e modellandoci progressivamente in strumenti di amore.

di Don Tommaso Pace