Cultura

2. Il mito in Grecia

Raffaello, Concilio degli dèi, particolare dell’affresco della Loggia di Psiche, Roma, Villa Farnesina, 1517-1519
Raffaello, Concilio degli dèi, particolare dell’affresco della Loggia di Psiche, Roma, Villa Farnesina, 1517-1519

 

Gli antichi greci elaborarono moltissimi miti sull’origine del mondo, delle divinità, degli uomini, degli elementi del mondo vegetale ed animale e su ogni aspetto dell’esistenza umana.
Nel mito greco tutto è possibile: gli dèi si rivelano agli uomini o si mescolano e si uniscono a loro sotto travestimento; i monti, i boschi e le acque sono popolati da creature dalla doppia natura, esseri antropomorfi (cioè di aspetto umano) o mostruosi (ad es. centauri per metà uomini e per metà cavalli, satiri per metà capri e per metà uomini, sirene col volto e il busto di donna e il corpo d’uccello); alle guerre e alle imprese più straordinarie partecipano gli eroi, figli di una divinità e di un mortale, uomini dalla forza, dall’intelligenza o dalla bellezza straordinarie.
Nonostante la grande fantasia, il mondo del mito greco non è caotico, ma ordinato secondo regole e significati ben precisi che rispecchiano il sistema di valori e la concezione religiosa di questo popolo.
I Greci, come tutti i popoli dell’antichità eccetto gli Ebrei, erano politeisti, ossia veneravano più divinità.
Pur presentando dei punti di contatto e dei motivi comuni con le altre religioni, quella greca ha, tuttavia, una sua specifica identità che i poeti ci hanno fatto conoscere attraverso i loro dèi cantandone i prodigi, gli eroismi, le ricompense elargite ai giusti e le punizioni inflitte agli empi.
Tutte le divinità erano immortali ed avevano aspetto e sentimenti umani e per questo motivo era importante che fossero ben disposte nei confronti degli uomini che, per ingraziarseli, dedicavano loro grandiosi templi onorandoli con preghiere, offerte e sacrifici pubblici e privati. Ognuno di loro esercitava il proprio potere nell’ambito di una specifica sfera di competenze relativa alla natura o alle attività umane: ad esempio, Poseidone era il dio del mare e dei terremoti, Artemide la dea della caccia, Atena la dea della sapienza, della guerra e della tessitura, Asclepio il dio della medicina. Tutti gli dèi, compreso Zeus che li governava, erano sottoposti ad una divinità superiore, il Fato (ossia il Destino) e vivevano sul monte Olimpo in una perenne primavera.
Nel corso dei secoli, racconto dopo racconto, i miti si modificavano, sia perché erano trasmessi oralmente sia perché ogni narratore aggiungeva ogni volta particolari nuovi e diversi. Questo spiega perché spesso di uno stesso mito possediamo più versioni, che non differiscono tra di loro per il significato che rimane, tutto sommato, costante, ma per aspetti più esteriori come l’ambientazione o il finale. Di Narciso, ad esempio, il bel giovane punito dagli dèi per la sua vanità, esistono due finali differenti: nella prima versione, il ragazzo, nel tentativo di abbracciare la propria immagine riflessa nell’acqua, cade e muore annegato, nella seconda, non riuscendo, appunto, ad abbracciare il proprio riflesso, in preda alla disperazione si lascia morire logorato dalla passione. In entrambi i finali, nel luogo in cui muore il ragazzo spunterà un fiore a cui verrà dato il suo nome.

di Rosaria Merro
Docente di latino e greco