Cultura

La legalità sui banchi di scuola

Rosario Livatino è stato un grande Giudice e Magistrato, chiamato “Giudice Ragazzino” perché ha iniziato la sua carriera da giovane. Era molto religioso e riusciva sempre a perdonare senza però mai concedere nulla a chi non rispettava le regole. Il giudice Livatino sta per essere beatificato non solo per il suo lavoro svolto con molta professionalità, ma anche per la sua profonda fede, perché metteva in pratica ogni giorno la parola del Vangelo. È stato ucciso dalle organizzazioni mafiose della Stidda e Cosa Nostra, mentre stava per tornare da Agrigento, dove lavorava, a Canicattì, la sua città natale. Livatino è uno di quei giudici che non verranno mai dimenticati nella storia, come Falcone e Borsellino. Avrebbe voluto sposarsi con Angela, ma non l’ha fatto perché aveva ricevuto tante minacce di morte.

La sua ultima frase prima di morire è stata: “Picciotti, che cosa vi ho fatto di male?” Alle minacce dei mafiosi non dava retta, perché doveva continuare il suo lavoro. Il Giudice Ragazzino è ancora oggi un esempio sia per i piccoli che per i grandi: la sua gentilezza non significava debolezza, ma il coraggio di un uomo che non aveva paura di sfidare ogni tipo di male. Giudici come Livatino, Falcone, Borsellino e tutti coloro che sono stati uccisi dalla mafia, ci hanno trasmesso che la vera libertà si trova proprio nel rispetto delle regole.
Dobbiamo accogliere l’altro, rispettarlo, amarlo e non aver paura di perdonarlo. Nella mia vita da lupetto ho appreso tante parole maestre. Una delle regole che ho imparato è quella che dice: la forza del lupo è nel branco e la forza del branco è nel lupo. Questo messaggio mi ha insegnato quanto importante sia il rispetto della comunità che mi circonda. Noi bambini a scuola dobbiamo sforzarci di creare un gruppo unito, di essere leali, gentili e sempre pronti a sostenere chi ha bisogno di aiuto. Così facendo, da grandi saremo onesti e buoni cittadini. La scuola ci fa vivere il rispetto delle regole, che ci entra dentro piano piano fino a far parte di noi, così potremo costruire la legalità.

di Giuseppe Casali
Alunno dell’Istituto Comprensivo G. Marconi, Licata