Dinamiche educative

Triste storia di cronaca ordinaria

Avrei voluto scrivere un articolo su un altro argomento per questo mese, ma mi ritrovo a cambiare idea per fare una riflessione sui fatti terribili che hanno scosso alcune zone del territorio italiano nelle settimane scorse, ovvero l’aggressione subita da alcune persone disabili da parte di alcuni bulli.
Come spiegare, come reagire davanti a questo orrore? Quali meccanismi perversi stanno alla base di certe atrocità?
Uno è quello della disumanizzazione della vittima, l’altro ridotto ad oggetto, l’altro ritenuto non degno di umanità al fine di giustificarne le azioni criminali. Un altro meccanismo è quello della deresponsabilizzazione: siccome le violenze avvengono in branco, e chiunque oggi può mettere in rete ogni tipo di contenuto senza filtri o controllo, allora va bene tutto, allora è solo un gioco, “io non sono responsabile del danno arrecato alla vittima”.

Il profilo del carnefice è quello di colui che è privo di ogni forma di empatia, può essere dovuto a carenze affettive, educative o disturbi delle personalità, non ne siamo certi, ma di una cosa siamo certi: il vero male è l’anestesia delle coscienze che ha portato i passanti e chi ha filmato le violenze a non intervenire, forse per paura anche di ritorsioni.

Come associazione educativa presente sul territorio, possiamo formare i ragazzi alla peer education, una forma di educazione pedagogica del gruppo dei pari, che mira a formare i ragazzi, quella maggioranza silenziosa, che possa farsi artefice della protezione dei loro coetanei ed intervenire nelle situazioni di emergenza anche solo chiamando aiuto.
Educhiamo le coscienze a non voltarsi dall’altra parte.

di Lina Daniela Bevacqua
Educatrice ACR