Attualità

“Il sale della terra”. Le frontiere del nostro tempo

Una riflessione dal Messico con Alessia Aprigliano, missionaria

Ci sono libri che non possono solo essere letti, ma vanno capiti, approfonditi, studiati. Questo è quello che è mi accaduto dopo la lettura de “Il sale della terra” di Jeanine Cummins, edito in Italia da Feltrinelli.

Il libro
La storia raccontata in questo romanzo inizia ad Acapulco, in Messico, e vede protagonisti Lydia, un’appassionata libraia e suo figlio di otto anni, Luca, amante della geografia. Entrambi sono gli unici superstiti della propria famiglia che è stata massacrata in un’irruzione del comando armato del Cartello dei “Jardineros” durante una festa di compleanno della nipote di Lydia. Nessuno si salva, non il marito Sebastian, giornalista, non la madre di lei, non le sorelle, le nipoti, i cognati. Nessuno, tranne Lydia e Luca, che sprofondano nel terrore, nella confusione e che sono costretti alla fuga.
Così decidono di intraprendere la via dei migranti viaggiando sulla “Bestia” per raggiungere gli Stati Uniti e iniziare una lunghissima ed estenuante traversata.
Il viaggio è caratterizzato da incontri ed eventi che segneranno il percorso dei due protagonisti e che danno un’idea delle difficoltà che incontrano i migranti nei loro viaggi: il rischio di finire schiacciati sotto il treno merci, le violenze fisiche e psicologiche, la traversata nel deserto, che molti non riescono a concludere, la paura della polizia, i cui agenti sono spesso corrotti con i Cartelli.

Fonte foto: web, Redice

Cos’è la “Bestia”
La prima cosa che ho fatto è stata cercare informazioni sulla Bestia: non sapevo cosa fosse.
Essa è il treno merci che parte dal Chiapas e che in pochi giorni attraversa il Messico per arrivare a Tijuana e andare verso gli Usa. Migliaia di migranti- non solo messicani, ma anche salvadoregni, honduregni, cubani e guatemaltechi- ogni giorno e da anni, ci si aggrappano per poter attraversare il Paese. Farlo comporta camminare per ore, fino a trovare un punto da cui lanciarsi sul vagone: un’operazione che non sempre termina a buon fine. Molti, infatti, cadono dai vagoni perdendo la vita, altri, nelle migliori delle ipotesi, rimangono mutilati o gravemente feriti.

Un viaggio che espone a molti pericoli, stupri, estorsioni, violenze di ogni tipo.
Tutti lo sanno eppure moltissimi continuano a saltare.

…Parliamone con Alessia Aprigliano, Missionaria Secolare
Scalabriniana in Messico
Il libro è un romanzo, ma nelle note a fine libro l’autrice riporta le fonti dalle quali ha preso le informazioni per scriverlo. Dati reali, di morti e violenze che avvengono ogni giorno.
Così, a lettura finita, mi sono chiesta: quanto di vero c’è in questo racconto? Ho voluto chiederlo ad Alessia Aprigliano, una Missionaria Secolare Scalabriniana che da anni si occupa di migranti e di poveri, che è ritornata in Messico dopo alcuni anni trascorsi ad Agrigento, dove io ho avuto la fortuna di conoscerla e alla quale mi lega un grande affetto.

S: Quando parliamo di migranti, siamo abituati a pensare ai barconi che navigano il Mediterraneo, alle frontiere occidentali, dimenticando che il mondo, in realtà, è segnato da tante frontiere…
A: Il Mediterraneo è una frontiera, ma noi italiani ci focalizziamo su questa e pensiamo che sia LA frontiera e invece no, ce ne sono tante nel mondo, e infatti negli anni, noi Missionarie Secolari Scalabriniane insieme a Caritas Agrigento abbiamo realizzato dei Cineforum sulle frontiere proprio per questo motivo, e una delle frontiere di cui avevamo parlato è stata proprio quella del Messico con il film “La gabbia dorata (La jaula de oro)”.

S: I fatti raccontati in questo libro sembrano quasi surreali… Quanto di vero c’è in questa storia?
A: Gli avvenimenti raccontati nel romanzo hanno chiaramente un’esigenza di narrazione, quindi vengono tutte concentrate in una storia, però sono tutte cose reali.
Il primo dato che posso darti è che per esempio Acapulco è diventata una zona inavvicinabile. Io ho vissuto a Città del Messico dal 2004 al 2008 e c’era una situazione molto violenta, a nord era controllata dai Cartelli, a sud dai Maras, che disseminavano violenza molto cruda e brutale. Adesso sono tornata e il numero degli Stati impenetrabili è aumentato e Acapulco è diventata un centro molto pericoloso, cosa che non era quando io sono stata qui la prima volta. Adesso vivo a Querétaro uno Stato piccolo circondato da Stati ormai in mano a Cartelli e gruppi criminali e si dice che Querétaro è uno Stato tranquillo solo perché qui risiedono le famiglie di questi gruppi criminali. Per dare un’idea della situazione in queste zone del Messico, alle ultime elezioni in alcuni Stati a giugno dell’anno 2020, circa un’ottantina di candidati sono stati uccisi a vari livelli e ci sono stati posti dove non si è potuto votare; ci sono addirittura dei pueblos, delle città piccole, dove i gruppi vanno in giro con camionette e fucili, in cui i cittadini sono scappati o hanno votato sotto la minaccia dei fucili dietro la testa. Se poi parliamo di giornalisti, in genere il Messico è uno dei posti più pericolosi dove fare il giornalista perché ne uccidono continuamente.
Per fare un altro esempio, ci sono tantissimi casi di sparizioni di studenti o attivisti in cui sono implicati anche i politici, per cui i processi che vengono avviati non si concluderanno mai.
(Per approfondire https://www.osservatoriodiritti.it/2019/04/29/messico-giornalisti-uccisi-morti/|https://www.micromega.net/giornalisti-uccisi-messico-2021/ )

S: Cosa è cambiato negli ultimi anni?
A: Quando io sono venuta in Messico la prima volta, la Bestia era molto usata, negli ultimi anni meno perché hanno come spezzettato questo treno e, per esempio- passa accanto all’ufficio dell’Università dove lavoro io- mentre prima era pieno di persone, adesso molto meno.
Quando sono stata qui dal 2004 al 2008 noi potevamo entrare nella stazione migratoria, e ce ne sono oltre quaranta in tutto il Paese, dove detengono i migranti che vengono trovati senza documenti, noi andavamo lì con un gruppo di giovani, normalmente nell’area delle donne e dei minori, raramente anche in quella degli uomini, e lì trovavamo persone ferite che avevano perso una gamba o che erano rimaste ferite gravemente in altro modo facendo questo percorso e le donne che incontravamo invece avevano subito le violenze terribili di cui si parla nel libro.
Chi arriva alla stazione migratoria, spesso, viene rispedito indietro e infatti soprattutto le donne erano disperate al pensiero di ciò che avevano sopportato durante il viaggio e all’idea di doverlo subire nuovamente. A volte chiedevamo “ma come farai?” e la risposta era “devo ritentare” perché altrimenti non avevano modo di ripagare il debito fatto col coyote o pollero (coloro che trasportano i migranti nel deserto).

Quello che oggi si vede tra un vagone e l’altro sono i poliziotti col mitra, i treni merci che passano sono molto più vigilati.
Purtroppo in Messico da migrante non sei mai al sicuro perché l’esercito, la polizia, quando ti trova può farti qualunque cosa e devi avere paura: quando vivi in Messico impari ad avere paura della polizia e di ogni divisa, perché potrebbe farti qualunque cosa essendo spesso corrotta con i cartelli. Quindi i treni merci non sono più usati come prima.

S: Ci sono altri e nuovi fenomeni migratori?
A: Sì. Quella che adesso ti racconto è la situazione non tanto del Messico come generatore di migrazione, ma come corridoio verso gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni, proprio per questa pericolosità del viaggio, ci siamo trovati davanti un fenomeno nuovo, quello delle carovane. Fino a poco tempo fa ci sono state carovane che hanno attraversato il Messico e che in qualche modo sono state “accudite” durante questo percorso, o dalle comunità o dalle autorità.
La scorsa estate, invece, nonostante il presidente degli Usa Biden avesse fatto affermazioni contro i muri e i confini, non ha messo mano ad un sistema che realmente potesse accogliere le persone negli Usa.

S: C’è stato un cambio di prospettiva per i migranti che vogliono arrivare negli Usa dall’arrivo di Biden in poi?
A: Sicuramente meno paura per i migranti e questo ha provocato più flussi migratori. Due cose ha cercato di fare Biden: c’erano due leggi assurde di Trump, una che prevedeva che i migranti che arrivavano alla frontiera per chiedere asilo, dovevano aspettare in Messico, negli Stati della frontiera nord molto pericolosi che anche solo a stare in questi accampamenti rischi la vita: quando è arrivato Biden c’erano migliaia di persone che vivevano in questa situazione e lui, a poco a poco, ha permesso di farli entrare negli Usa togliendo questa vergogna; l’altra misura messa in atto da Trump, approfittando dell’emergenza da Covid-19, era stata quella di istituire una legge che prevedeva il respingimento immediato alla frontiera, senza neanche la possibilità di chiedere asilo. Anche su questo Biden ha cercato di intervenire, ma comunque in generale non è stato incisivo perché per intervenire su un sistema così bisogna pianificare e organizzare e il fatto di non essersi attrezzato per dare una risposta gli ha causato problemi.

Carovana di migranti provenienti dall’Honduras, sulla strada verso Chiquimula, in Guatemala, il 16 gennaio 2021 (AP Photo/Sandra Sebastian, LaPresse)

Il Messico, negli ultimi anni è stato incaricato di bloccare i migranti alla frontiera sud e non farli salire verso la frontiera nord. In particolare, nella città di Tapachula in Chiapas, dove il governo messicano, attraverso la Guardia Nacional e l’Istituto de Migracion, hanno bloccato tutti i migranti tra cui tantissimi richiedenti asilo, si è creata una bomba, con gente bloccata per mesi che non ha dove dormire, o dove mangiare, in attesa che si riaprano i percorsi verso il nord e la situazione è così da anni. Per cui i migranti hanno iniziato ad organizzarsi in carovane a piedi per risalire da Tapachula verso la frontiera nord e la Guardia Nacional insieme all’Istituto de Migration, hanno attuato azioni repressive per cercare di fermare le carovane. Nel mese di agosto 2021 ci sono state due o tre carovane che, per fare un esempio, sono state represse in modo violento, per cui si vedevano inseguimenti e scene di ogni tipo, strazianti.
La situazione in Chiapas è davvero critica. 

Inoltre, ci sono stati tantissimi rimpatri, parecchie migliaia di persone che sono riuscite ad arrivare alla frontiera nord tra Messico e Stati-Uniti, a settembre 2021, e che lungo il fiume si erano accampate, sono state respinte in modo violento. Penso che le vergognose immagini ai telegiornali degli agenti che rincorrono e frustano i migranti le abbiamo viste tutti.

Fonte foto: twitter https://www.avvenire.it/mondo/pagine/usa-video-agenti-con-la-frusta-al-confine-con-il-messico

S: Qual è la situazione oggi?
A: Oggi, cioè negli ultimi tempi, sono aumentate tantissimo le richieste di asilo in Messico, perché così facendo chi vuole arrivare negli Usa può proseguire il viaggio verso il nord con meno problemi, alcuni si sono messi sotto la protezione dell’UNHCR che riesce a trasferirli più su nel Paese, aspettano il tempo necessario, di solito una settimana, e riprendono il viaggio perché il loro obiettivo sono gli Usa.

S: E per chi ce la fa, cosa accade una volta attraversata la frontiera?
A: Chi ce la fa, va a lavorare in nero negli Usa o in alcuni casi, chi riesce ad ottenere asilo, e se gli va bene, viene riconosciuto e riesce a vivere legalmente negli Usa.
C’erano due fratelli congolesi che ho conosciuto qualche anno fa, per esempio, di cui non si sono più avute notizie per molto tempo, poi un anno e mezzo fa circa, sono riusciti a far avere notizie e quest’anno ci hanno fatto sapere che stavano finalmente regolarizzando la loro situazione negli Usa, però è davvero dura per chi aspetta e comunque la percentuale di chi non viene regolarizzato, non riconosciuto e quindi espulso, rimane altissima!

S: Il Covid-19 ha rallentato le ondate migratorie oppure no?
A: La sensazione, per i dati che ho raccolto io, è che il covid non abbia rallentato l’immigrazione, ha offerto semmai negli Stati Uniti, così come in Europa, ulteriori alibi per chiudere le frontiere e ognuno si è organizzato come ha potuto.
Quello che è certo che l’emigrazione è difficile da fermare, perché la disperazione delle persone è difficile da fermare e anche se costruisci muri, in realtà stai solo facendo in modo che si aprano vie più impervie e pericolose per gli esseri umani.

Ecco, adesso ho trovato una risposta a quella domanda iniziale che mi ero posta a fine lettura ed ecco perché ci sono libri che non vanno solo letti: approfondire ciò che leggiamo significa tenere alta l’attenzione su argomenti troppo spesso taciuti o dimenticati a causa di quell’assuefazione verso problemi e drammi che crediamo non ci tocchino o che non ci toccheranno mai.

Grazie Alessia per avermi dato la possibilità di conoscere ancora e un po’ di più ciò che accade nel mondo.

A presto!

 

di Sara Ripellino
Presidente parrocchiale Ac S.G.M.Tomasi, Licata