Su Licata...

Le tradizioni del Natale a Licata

Il Natale a Licata, come del resto in tutta la Sicilia e nel Meridione, ha una significativa religiosità popolare profondamente sentita e vissuta, caratterizzata da particolari segni che accomunano grandi e piccoli, famiglie e comunità, nel celebrare la gioiosa festa della nascita del Bambin Gesù.

Il segno caratteristico per eccellenza del Natale è il presepe, la rappresentazione iconografica della Natività raccontataci dai Vangeli canonici e da quelli apocrifi. La tradizione ci tramanda che il primo Presepe fu realizzato da San Francesco nel 1223, il quale a Greccio “ebbe l’ardente desiderio di ricordare il bimbo che è nato a Betlemme”. In Sicilia questa tradizione fu introdotta dai Gesuiti ed una sua massiccia divulgazione si ebbe nei primi dell’Ottocento, quando il presepe uscì dagli ambienti esclusivamente ecclesiastici per entrare anche nelle case delle famiglie di tutte le estrazioni sociali. A Licata, uno dei primi presepi che veniva allestito con grande maestria ed arte era quello della Chiesa Madre, nell’altare di San Giuseppe. Il gruppo folkloristico “A Lanterna” agli inizi degli anni ’90 allestì un caratteristico presepe all’interno di un cortile del centro storico e recentemente un presepe in movimento nella chiesa del Collegio.
Nei quartieri storici della città, la Marina e San Paolo, ha avuto luogo, negli ultimi anni, il presepe vivente con la tipica ambientazione dei mestieri del passato. La tradizione dei presepi è comunque radicata nella nostra cultura religiosa, tanto che in ogni abitazione privata, nelle piazze e nelle chiese ne vengono allestiti di vari, belli ed artistici.

Durante il periodo di Natale, è ancora viva la tradizione delle famiglie o degli abitanti dei quartieri, di addobbare le edicole votive, le cosiddette fiureddre, contenenti immagini sacre costruite per devozione o per grazie ricevute. Esse vengono splendidamente addobbate con rami di palme e di pini, da dove pendono degli agrumi, il tutto è circondato da tantissime piccole luci multicolori. Nelle serate della novena di Natale, davanti all’edicola votiva si raccoglievano gli abitanti, si cantava e si pregava, mentre i bambini danzavano per la gioia del Natale. Inoltre era consuetudine accendere un falò per riscaldare il vicinato, ma anche nel gesto di dare luce ed amore al Bambino Gesù.

La festa del Natale è rallegrata dalle dolci melodie delle tradizionali nenie natalizie e dalle rappresentazioni sugli eventi più importanti della Natività: l’Annunciazione, la Nascita e l’Epifania. Lo strumento musicale caratteristico del Natale è la zampogna, a ciarameddra.

(Fonte Foto: Associazione Culturale Zampognari Licatesi “V. Calamita”)

A Licata, dove questa tradizione resiste ed ha un’originale produzione artigianale, si usa “a ciarameddra a paru” (la zampogna a paio) unica nel suo genere, accompagnata dal sostegno ritmico “du cìmmulu” (cerchietto munito di piattini e sonagli). La ciarameddra si sentiva già suonare alla fine del mese di novembre dapprima all’interno delle putìe di vino per allietare le osterie, in seguito per accompagnare le processioni dell’Immacolata e di Santa Lucia ed aveva il suo momento culminante per tutto il periodo natalizio.

(Fonte Foto: Associazione Culturale Zampognari Licatesi “V. Calamita”)

(Fonte Foto: Associazione Culturale Zampognari Licatesi “V. Calamita”)

Durante la novena di Natale, gli zampognari, su richiesta degli abitanti dei quartieri, facevano suonare i loro strumenti davanti alle fiureddre per allietare con musiche e canti la vita di quei rioni. Questa tradizione continua a vivere ancora oggi tra i quartieri licatesi.

Un’altra tradizione musicale è a nannareddra, una sorta di nenia tipica natalizia, eseguita da orchestrine appositamente organizzate che suonano nei giorni della novena per le vie della città, nei quartieri e davanti alle fiureddre.

Tipica della tradizione licatese del Natale è a Pasturali, rappresentazione scenica in cui si racconta la nascita di Gesù segnata dalla stella vista dai pastori, i quali, spaventati da questo straordinario evento, vanno a svegliare gli altri compagni. Essa viene recitata e cantata da personaggi vestiti da pastori.

(Fonte Foto: Associazione Culturale Zampognari Licatesi “V. Calamita”)

La rappresentazione è composta  da tre pastori chiamati Bardàssaru, Marsioni e Titu, da u Curàtulu che è un soprintendente di masseria e da due suonatori. U curàtulu apprende la lieta notizia della nascita del Messia e tenta, dopo tanta insistenza, di svegliare gli altri pastori per informarli della “lieta novella”. A questo punto i pastori finalmente riconoscono l’avvento del Messia, escono dalla capanna e si inginocchiano verso l’immagine di Gesù Bambino.

Infine una tradizione che purtroppo è andata perduta erano le zingarelle, manifestazione che si svolgeva nel giorno dell’Epifania, nel quartiere di San Paolo. Questa tradizione nata da un’idea dell’allora parroco di San Paolo, Padre D’Antona, aveva inizio ogni anno da una famiglia diversa della parrocchia, si sfilava per le vie del quartiere e si concludeva all’interno della chiesa dove avveniva la recita, con poesie e preghiere in dialetto, e la celebrazione della Santa Messa. La tradizione coinvolgeva i bambini vestiti con costumi poveri, proprio come gli zingari di un tempo e, davanti a molti fedeli che affollavano la chiesa, recitavano una filastrocca che accompagnava l’offerta della povera gente dinanzi al Bambino Gesù. Il 7 gennaio gli stessi0 bambini portavano i doni ai bisognosi e agli anziani per alleviare la loro solitudine e renderli felici. La filastrocca era la seguente, con una variazione nel finale a seconda del dono che veniva portato: “È vinuta a zingarella, unnava nenti cchi purtari, porta cosi ppi picciliddri, puma, mennuli e nuciddri”.

di Pierangelo Timoneri