Chiese Su Licata...

Il Crocefisso Nero

La più antica opera d’arte presente in Chiesa Madre, oltre al fonte battesimale, è il Crocefisso Nero.
Si tratta di un’opera in mistura in origine di colore brunastro, realizzata nel 1469 da due artisti messinesi Jacopo e Paolo de Li Matinati. Secondo la tradizione, il crocefisso fu dato alle fiamme dagli invasori franco-turchi, da restarne solo annerito. Si racconta infatti che l’11 luglio 1553, Licata fu assediata da una flotta turco-francese capeggiata dal feroce corsaro Dragut che riuscì ad invadere la città, mietendo vittime e violenza, profanando chiese e bruciando archivi pubblici.
Gli assalitori si diressero verso il Duomo dove, dopo aver fatto razzia d’ogni oggetto sacro, si scagliarono contro un Crocefisso che, secondo l’uso liturgico di quel tempo, pendeva dall’arco maggiore della chiesa. Appiccarono il fuoco alla Sacra Immagine, mentre altri lanciarono dei dardi per colpire il crocefisso, da cui sono ancora evidenti i segni sul corpo.
Qui avvenne il miracolo che nei secoli è stato tramandato da una immemorabile tradizione. Il Crocefisso non bruciò, si annerì solamente e i Licatesi, dopo il saccheggio, gridarono appunto al miracolo. Per riparare i danni provocati e per tramandare nei secoli questo prodigioso evento, il Crocefisso fu dipinto con una vernice nera, mentre per le frecce non si hanno notizie certe sulla loro autenticità.

Dopo questi fatti, i Licatesi trasferirono la Sacra Immagine nella cappella che venne dedicata al Crocefisso Nero e scelta come luogo privilegiato di culto, di venerazione e di particolare devozione. Il culto fu curato dall’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, detta dei Negri per richiamarsi al colore della statua, costituita nel 1602 e che svolse la sua attività sino alla seconda metà del XVIII sec.
Attorno alla miracolosa immagine del Crocefisso Nero è stata riportata la testimonianza del vescovo di Agrigento, mons. Francesco Traina che, durante una visita pastorale a Licata nel 1627, definì così il Crocefisso: “…é antico, di miracoli e di sagitti del Turco”.

In un manoscritto del XVII sec. sulla storia di Licata si legge: “Nella Matrice si adora con molta riverenza l’immagine antichissima e miracolosa del SS. Crocifisso, di legno e di eccellente mano”.

 

Vicende storiche della Cappella del Crocefisso Nero

I lavori per la decorazione della cappella si svolsero tra il XVII ed il XVIII secolo, sotto la progettazione del maestro Giuseppe Di Bernardo, proseguirono con l’artista licatese Angelo Spina e con il contributo dell’architetto licatese, il P. gesuita Angelo Italia, con il rivestimento di pannelli lignei e la copertura di oro zecchino.
Lo stile della cappella risale ad un raffinato e sfarzoso barocco, presenta un’eccellente architettura ad intarsio e decorazioni che richiamano a profondi valori artistici e religiosi.
Nell’ottobre 1933 la caduta di alcune parti d’imposta del soffitto rischiavano di fare crollare il tetto, si decise così di procedere immediatamente ad un restauro urgente che interessò tutta la struttura. In tale occasione, la cappella venne dotata di uno splendido lampadario in legno dorato e di una grande vetrata d’ingresso.
Nel marzo 1959 un incendio distrusse parte del soffitto della cappella ed il prezioso lampadario, che fu sostituito con quello della cappella del Maenza. Nel 1965 la cappella fu restaurata ed il pavimento originario fu sostituito nel 1968, costituito da marmo bianco venato e granito rosso di Svezia. Sotto la porta d’ingresso dei locali parrocchiali si possono notare i resti del vecchio pavimento.
Per la fioca luce che riceve da alcune finestre e dal suo ambiente sublime, la cappella è stata sempre scelta quale luogo privilegiato di silenzio, di spiritualità e di preghiera, ma anche d’importanti eventi culturali.
Infine la cappella, per la devozione legata al Crocefisso Nero, per la storia e la sua arte, nel 2000, anno del Grande Giubileo, era stata designata dall’Arcivescovo di Agrigento luogo giubilare.

 

di Pierangelo Timoneri