Ecclesialità

Un progetto di vita che si concretizza: l’ordinazione diaconale di Angelo Porrello oggi nella cattedrale di San Gerlando

In occasione dell’ordinazione diaconale di Angelo Porrello, nostro caro amico nonché membro della redazione Mondo Giovani, che si terrà oggi, 25 febbraio, nel giorno della solennità di San Gerlando patrono dell’Arcidiocesi di Agrigento, abbiamo deciso di intervistarlo per condividere insieme a lui la gioia e l’importanza di questo momento.

Questo giorno rappresenta una tappa molto importante della tua vita, l’inizio di un nuovo percorso che sicuramente stenti anche tu ad immaginare come sarà. Prima di parlare di questo però, parlaci di te: chi è Angelo Porrello?
Ho venticinque anni e ho trascorso la mia adolescenza in un contesto tranquillo. Dopo le scuole medie mi sono iscritto al liceo scientifico “Vincenzo Linares” di Licata. Sono stati anni che ricordo ancora oggi positivamente, grazie anche al bel rapporto che si era creato con la classe e segnato da una bella complicità. Dopo il liceo arriva forse la scelta più sudata per ogni ragazzo, quella del “cosa fare dopo?”.
Il sogno di papà era quello di vedere me e mio fratello Gaetano, lavorare nell’officina di famiglia nella quale ha investito la sua vita. Nonostante ciò, ci ha sempre cresciuti nella massima libertà di fare le nostre scelte. Contemporaneamente ci ripeteva: Un giorno tutto questo sarà vostro ma solo se lo vorrete. Basta dirmi “papà voglio fare altro” e io mi vendo tutto e mi godo la pensione. Io stento ancora adesso a immaginare mio padre che va in pensione, però questo nel tempo mi ha aiutato a fare delle scelte libere e non condizionate da un progetto che avevano i miei rispetto alla mia vita. Mi ha aiutato a scegliere in modo libero!
Quindi non ti sei sentito vincolato dall’idea di questa responsabilità, di deludere le sue aspettative?
No. Perché mi sono sentito sempre libero di scegliere. Il mio sogno non era quello di lavorare in officina, ma era quello di continuare gli studi e prendere una laurea in ingegneria robotica al Politecnico di Torino, per la quale mi stavo preparando già in quarta superiore per sostenere i pre-esami. Però poi, crescendo, questo sogno è cambiato, o meglio, si è stravolto e i miei genitori hanno supportato le mie scelte.

Tornando ai miei studi, il mio progetto di vita è iniziato a cambiare nel corso del quarto anno. Proprio quell’anno, ho avviato un discernimento silenzioso e in segreto con il mio parroco e, subito dopo il liceo, ho deciso di intraprendere il percorso in seminario. In questo mio momento di scelte di vita ha inciso molto il mio percorso all’interno degli scout che mi hanno supportato e aiutato: in momenti di sconforto in cui ci si trova a dover prendere decisioni importanti, si cerca di fare calcoli, spesso in negativo, però in quel momento Dio sta agendo e tutto concorre al bene. Simbolicamente, si lascia il clan per percorrere un’altra strada ed io, ho percorso la strada verso il seminario. Sono entrato in seminario il 2 ottobre del 2015 e quel giorno ho provato l’emozione più importante della mia vita. Mi hanno accompagnato i miei genitori, mio fratello e il mio parroco.

Quanto è stata importante la tua famiglia nel tuo cammino di formazione?
Riconosco che i miei genitori sono stati una bella testimonianza di vita, quella di una famiglia che ha sempre vissuto la dimensione parrocchiale come luogo d’incontro e di formazione. E’ grazie a loro che ho imparato a vivere la Parrocchia come una Famiglia di famiglie e capito come cambia la tua vita quando incontri Cristo. Ricordo che prima mio padre lavorava anche la domenica e non c’era tempo per andare a messa o per mettersi a servizio della Comunità.
Dopo invece -ed è questa la vera testimonianza- quando hanno incontrato veramente Cristo nella propria vita, tutto è cambiato, stravolto. Ecco che cos’è la conversione. D’un tratto mio padre e mia madre sono passati a fare servizio attivo. Papà è diventato anche ministro straordinario e le sue domeniche le passa con la visita ai suoi anziani presso la casa di cura di Sant’Oliva, dedicando loro molto tempo oltre quello previsto dal rito della comunione. Devo molto anche ai miei nonni perché mi hanno insegnato a pregare nel silenzio. Li ho visti molte volte a pregare nella loro camera con il rosario e la Bibbia. E adesso hanno fatto l’upgrade non più non solo il Rosario ma anche la meditazione della Sacra Scrittura e quindi questo mi ha particolarmente segnato.

Viviamo ormai in una società in repentino processo di scristianizzazione. Non ti spaventa l’idea di trovarti da solo, in un contesto familiare o sociale, nell’incarnare un messaggio che non trova più quella accoglienza che c’era un tempo? L’atteggiamento di indifferenza verso il sacro, anche ad esempio, il rispetto che veniva portato ai sacerdoti.
Direi proprio paura no. Piano piano ho maturato la convinzione che probabilmente oggi non abbiamo bisogno di molte parole. È vero, prima i sacerdoti erano considerati un’autorità, erano superiori anche al sindaco. Adesso siamo invece ritornati a quello che forse era il nucleo centrale del Vangelo: forse stiamo veramente ritornando verso una nuova evangelizzazione che, come diceva Giovanni Paolo II, è quella più concentrata alla tradizione, alla trasmissione delle cose da fare, che aveva però perso un po di vista l’essenziale. Questo mi porta a riflettere su come sia importante oggi la figura del testimone.
Il messaggio del Vangelo ha bisogno di testimoni veri, concreti, autentici che si spendono per quello che vogliono comunicare, per poter arrivare a tutti, senza il bisogno di sentire grandi omelie o catechesi.
Questa paura è confortata dal pensiero di cercare di essere un vero testimone di quello in cui credo. Io sono soltanto lo strumento attraverso cui Gesù comunica il suo messaggio alle persone che incontro. Mio padre, da artigiano e in modo semplice, mi dice “devi essere il filo che porta la corrente dall’interruttore alla lampadina” e il filo non si vede, pero la lampadina si accende. La lampadina la accende Gesù, io faccio un piccolo servizio e voglio farlo bene.

Qual è la chiesa che sogni?
In linea con il Papa, sogno una chiesa che si sappia sporcare le mani, sappia stare con il popolo santo di Dio, che ha tanto bisogno. E’ vero, forse il popolo non crede abbastanza, però ascolta il messaggio che ancora dopo duemila anni è attivo e valido per la nostra società.
Forse dovremmo capire un pò il metodo, che non è poi così difficile, ovvero sporcarsi le mani ed essere veramente testimoni autentici. Ecco, io sogno una chiesa che si sappia sporcare le mani: abbiamo tanto da comunicare, dobbiamo solo prenderne coscienza.

Concludiamo segnando la data di oggi come giorno della tua ordinazione, nella cattedrale di San Gerlando ad Agrigento alle ore 17:00.
Cogliamo l’occasione per ricordare che domani, 26.02.2022, alle ore 18:00, si terrà in Chiesa Madre una messa di ringraziamento per questo dono che sia Angelo che la comunità tutta sta per ricevere. 

“L’ordinazione non è per l’ordinando ma è per il popolo santo di Dio” ed io sono pronto ad andare dove e come lui vorrà.

 

Redazione Mondo Giovani